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Bomba (CH)

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Il dialettologo De Giovanni sostiene che il nome Bomba possa derivare dalla voce latina, di origine onomatopeica, "Bombus" (in greco "bombos"), "ronzio", "rombo". Il paese infatti è circondato da 3 fossi (ora ricoperti da strutture cementizie), il rumore delle cui cascate produceva il rumore caratteristico dell´acqua scrosciante che richiama alla mente il volo del bombo. Il dizionario UTET di toponomastica riporta un´altra teoria che, riguarda l´origine del nome del paese, "per la sua interpretazione non pare ci debba scostare della voce italiana ´bomba´ "acqua", anche bevanda, cfr. umbro bommo, calabrese mbumba, ecc."
Non si sa quale sia stato il nucleo originario di Bomba. Certamente esistevano dei piccoli agglomerati intorno alle relative chiese (S. Mauro, Casalpiano, S. Cataldo, S. Antonio, S. Maria ecc). Probabilmente è stata la posizione a favorire lo sviluppo dell´attuale abitato. Il nome Bomba compare nelle pergamene della Curia Arcivescovile di Chieti che riportavano le tasse pagate dalle chiese e dai "clerici". Nel 1115 troviamo che i "Clerici de Casali Plano" pagano tre tareni (tarì, moneta d´oro), S. Maurus de Bomba paga 7,5 tareni e S. Maria eiusdem castri tre tareni. Sicuramente la presenza di un primo nucleo abitato risale a un periodo molto precedente. Mancano di questo periodo notizie più ampie perchè i documenti relativi, in possesso dell´Archivio di Stato di Napoli, sono andati distrutti durante l´ultima guerra. Dai Registri della Cancelleria Angioina (raccolta di notizie sul Regno di Napoli iniziata da Carlo d´Angiò), si rileva che nel 1269 Carlo d´Angiò regalò Bomba, insieme a Chieti, Lanciano, Atessa, Paglieta e tanti altri comuni della zona, ad un certo Ranulfo de Courtenay, uno dei nobili che lo avevano aiutato a strappare il Regno delle due Sicilie agli Svevi. Qualche tempo dopo Pietro III d´Aragona, genero di Manfredi, alimentò la ribellione dei siciliani (guerra del Vespro), vinse gli Angioini nella battaglia navale di Napoli (1282) e si fece incoronare re di Palermo. Da allora ci furono due regni: quello di Sicilia sotto gli Aragonesi e quello di Napoli sotto gli Angioini. Le liti tra Angioini e Aragonesi perdurarono per decenni fino a quando nel 1442 i due regni furono riunificati da Alfonso I d´Aragona. Tra i primi provvedimenti presi dal re Alonso ci fu quello dell´istituzione di un´imposta chiamata "focatico" che ciascuna famiglia doveva pagare. Per attuarlo fu necessario censire le famiglie del Regno. A Bomba risultarono esservi 79 "fuochi" pari a circa 400 persone. Nel 1500 il feudo di Bomba contava 121 fuochi (circa 600 persone) ed era tenuto da Giovanni Maria Annecchino. Questi nella contesa ormai secolare tra francesi e spagnoli, aveva parteggiato per il francese Luigi XII contro Ferdinando il Cattolico. Per questo suo schieramento fu punito con la privazione de "Il castello di meza Bomba" che fu assegnato al capitano spagnolo don Diego Sarmiento. Nella pace del 1505 tra i due contendenti, Ferdinando il Cattolico e Luigi XII, quest´ultimo volle garantiti tutti i diritti dei baroni napoletani che avevano appoggiato i francesi da Carlo VIII in poi: libertà per i nobili prigionieri: reintegro nei possessi perduti da parte di tutti i feudatari, ecc. Non fu, però, possibile attuare l´accordo. Infatti, come era accaduto per Bomba, gli spagnoli avevano già ricompensato gli uomini a loro fedeli, e questi non volevano restituire i premi avuti senza ottenere qualcos´altro in cambio. Dal canto suo Luigi XII non era in grado di far rispettare l´accordo. E così le cose rimasero come stavano fino a quando il successore di Ferdinando il Cattolico, Carlo V, decise di amnistiare quei feudatari che avevano appoggiato i francesi restando nei loro feudi e di punire coloro che erano stati ugualmente al loro fianco mettendosi però a capo di milizie al di fuori dei propri feudi. Uno di questi fu Giovanni Maria Annecchino che perse anche l´altra metà del feudo di Bomba nel 1534 a favore di "Giovanni Genovoyx, signore di Chalem, per sé e per i suoi eredi". Dopo diverse vendite Bomba passò sotto la giurisdizione di Giovan Battista Marino che la lasciò in eredità a suo figlio Vincenzo nel 1631. Questi morì senza eredi nel 1674 e il feudo di Bomba tornò in parte alla Regia Corte e in parte finì ai Domenicani della Minerva di Roma. In seguito esso fu acquistato dal cardinale Carlo Pio di Sabaudia che, essendo ecclesiastico e non potendoselo intestare, lo fece acquistare per conto suo da un certo Giuseppe Caravita. Alla morte di questi Bomba passo, per successione, al figlio Nicola Caravita. Morto anche il Cardinale Carlo Pio, il feudo fu rimesso in vendita e fu acquistato nel 1699 dal marchese Tommaso Adimari. In questo periodo Bomba contava 61 "fuochi" (circa 300 persone), la metà degli abitanti di due secoli prima. Gli Adimari tennero il feudo fino all´estinzione della loro famiglia che coincise quasi con l´applicazione della legge eversiva dei feudi. Nel 1806, infatti, entrò in vigore la legge che aboliva i rapporti feudali e consentiva a tutti i contadini di riscattare le terre coltivate. Da questo momento inizia l´autonomo cammino del Comune che, tra difficoltà ed errori procede alla ripartizione delle terre, alla loro assegnazione, alla costruzione di opere pubbliche (edifici, strade, acquedotti) che danno al paese quella struttura che vediamo attualmente. Il Novecento si apre con la realizzazione dell´impianto di illuminazione, del cementificio, della strada di collegamento alla stazione ferroviaria, delle arcate di rinforzo alla Ripa e continua, nella seconda metà del secolo, con la costruzione della diga e della prima cantina-oleificio sociale d´Abruzzo per arrivare, ai giorni nostri, alla creazione della Casa Albergo per anziani, dell´Antiquarium, del Museo Etnografico e all´opera di valorizzazione turistica del lago attraverso una serie di impianti e strutture.
IL LAGO
Il lago di Bomba è nato dallo sbarramento del fiume Sangro con una diga in terra battuta (la prima di questo tipo in Europa) per produrre energia elettrica che viene convogliata a Roma. I lavori di costruzione iniziarono nel 1956 e terminarono nel 1962. E´ lungo circa 7 chilometri, largo 1,5 e profondo 57,50 metri ed ha una capacità di 4 milioni di metri cubi di acqua.
Dal centro del paese dista circa 2 chilometri lo si raggiunge scendendo lungo la strada che porta anche all´ingresso della superstrada. Nell´ultimo tratto in forte discesa si ha una visione molto suggestiva del lago, sembra quasi che ci si stia planando sopra. Il bacino non è profondissimo soprattutto in prossimità dell´immissario che entra nel lago in corrispondenza di Villa S.Maria, le sue acque sono comunque di ottima qualità e formano un habitat ideale per moltissime specie di pesci. Nel lago si possono trovare: Cavedani, Carassi, Carpe, Persici Reali, Scardole, Alborelle, Tinche, Pesci Gatto, Anguille, Trote Iridee di immissione e Trote fario provenienti dall´immissario. Tutte queste specie, distribuite un po´ in tutto il lago, sono abbondanti e di buone dimensioni. Purtroppo negli ultimi anni sta diventando infestante, come in tutte le acque in cui si svolgono gare di pesca e vengono quindi effettuati ripopolamenti a tal fine, la presenza del Carassio che ovviamente va togliendo spazio alle specie indigene. La pescosità resta comunque piuttosto buona anche se non paragonabile a quella di qualche anno fa.
Il nostro lago è meta di un buon flusso turistico grazie anche al "Centro Turistico Isola Verde" www.isolaverdeonline.it. Ottima struttura ricettiva con ampio ristorante, ostello, bungalow e piazzole per campeggio. E´ dotata anche di una caratteristica piscina, il tutto immerso nel verde di molti alberi con allo sfondo il lago che si distende pacifico tra i monti che lo circondano.Centro Turistico ´Isola Verde´ La ferrovia Sangritana costeggia il lago di Bomba ed è possibile scendere dal treno proprio sulla sponda del lago, la stessa ferrovia organizza itinerari turistici con il caratteristico "Treno della Valle" per informazioni ed altro www.sangritana.it. Gare di canottaggio, win-self, escursioni con battello pedalò ed altro animano il nostro lago durante la stagione estiva. OSPITERA´ LE PROVE E LE GARE SU ACQUA DEI GIOCHI DEL MEDITERRANEO - PESCARA 2009.
Con domande del 7 maggio e 1º settembre 1942 l´A.C.E.A. (Azienda Comunale Energia ed Acque), l´azienda municipalizzata del comune di Roma per la produzione di energia elettrica, richiede la concessione per utilizzare, a scopo idroelettrico, le risorse idriche ancora disponibili sul fiume Sangro, da Villa Santa Maria al mare, e sui suoi principali affluenti Aventino e Verde.
La società romana chiede di derivare dal fiume Sangro, nel comune di Pietraferrazzana 110 moduli di acqua per la produzione di 15.513 kW con il salto di 142 metri dell´impianto denominato S.Angelo. Si chiede, inoltre, la derivazione di 50 moduli dal fiume Aventino per la produzione di 8.528 kW sfruttando i salti di 32 e 142 metri rispettivamente delle centrali di S.Angelo e di Rio Secco con la realizzazione di un invaso della capacità di 72.000.000 mc.
Il progetto definitivo prevede la realizzazione di opere d´invaso per la regolazione delle portate dei fiumi, onde disporre con una certa costanza dell´energia sufficiente: l´impianto avrebbe prodotto un totale di 32.273 kWh.
Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, nell´ambito dell´approvazione del Piano di utilizzazione delle acque, con voto n.826 del 9 giugno 1950, accoglie le domande suindicate ed impone alcune variazioni al sistema di utilizzazione proposto per tutelare alcune industrie locali concessionarie di minori ed incompatibili utenze e per garantire al Consorzio di Bonifica Sangro-Aventino alcune riserve d´acqua fondamentali per l´irrigazione dei terreni, soprattutto nei periodi di maggiore siccità.
L´istanza viene, infatti, dichiarata concorrente ad altri progetti di sfruttamento del Sangro, dell´Aventino e del Verde, dal Ministero dei LL.PP. come da art.7 T.U sulle acque e sugli impianti elettrici n. 1775 dell´11 dicembre 1933. Tra le ditte concorrenti ci sono il CIS, la ditta Piermattei (S.I.A.), la ditta Nasuti-Ciarrapico ed altri piccoli elettroproduttori.
Il CIS ad esempio richiede che la quota d´invaso del serbatoio di 64 milioni di mc da realizzare nel comune di Bomba sia posta ad una quota inferiore a quella di restituzione delle acque utilizzate nella propria centrale di Villa Santa Maria (ultimata nel ´52). Per ciò che concerne il ruolo del Consorzio di Bonifica, parallelamente all´istanza degli agricoltori, si richiede al Ministero di salvaguardare la disponibilità di acque necessarie all´irrigazione.
Nel 1951 intanto, c´era stata l´adesione dei comuni di tutta l´area del Medio-Sangro al Consorzio di Bonifica con la richiesta di un allargamento del territorio agli stessi comuni, allo scopo di fare rimboschimenti, costruire strade, ponti sul fiume e difendere il territorio dalle alluvioni.
Questo è un periodo di grande miseria, le "condizioni di vita della media valle del Sangro, a pochi anni dalla fine della II Guerra Mondiale, erano drammatiche. L´emigrazione stava falcidiando tutti i comuni e c´era la speranza che i lavori per lo sfruttamento dell´acqua del fiume Sangro avrebbe assicurato un lavoro a migliaia di operai. C´era molto fermento tra la gente, si lavorava per 500 lire al giorno e, alcuni, anche solo per un paio di pasti al giorno".
Molti comuni in questo periodo approvano ordini del giorno per sollecitare le autorità competenti al fine di risolvere la questione dello sfruttamento del fiume Sangro. Il 16 novembre 1952, infatti, su proposta del consigliere D´Angelo Francescopaolo, il Consiglio Comunale di Bomba vota all´unanimità un ordine del giorno "per l´approvazione dei progetti di sfruttamento delle acque del fiume Sangro". Si legge nella delibera: "Esaminata la situazione in cui versano i lavoratori della Valle del Sangro; Rilevata la dilagante disoccupazione e il notevole peggioramento delle condizioni di vita di tutti i cittadini; La grave crisi dell´ agricoltura, del commercio e dell´ artigianato; La inesistenza di una industria capace di modernizzare e la produzione; mentre grandiose risorse, fra le le acque del Sangro, rimangono inutilizzate, Che la realizzazione dei progetti di sfruttamento delle acque del Sangro darebbe un colpo definitivo alla ed avvierebbe alla rinascita l´economia Provincia, assicurando lavoro a migliaia di operai per molti anni, gettando le basi per la creazione di un´industria nella zona, potenziando la produzione indusrtiale della provincia, costituendo stimolo alla dell´agricoltura e alla bonifica; Che il commercio e l´artigianato trarrebbero immediati e sicuri vantaggi, mentre i comuni si vedrebbero assicurati cospicue fonti di finanziamento Ritenuto il problema della costruzione delle centrali elettriche come quello fondamentale della Valle del Sangro; Unanimemente DELIBERA di far voti affinché le competenti Autorità provvedano al più presto alla soluzione del problema delle centrali elettriche nella valle del Sangro".
A spingere in questo senso sono anche le organizzazioni sindacali, infatti, molte sono le manifestazioni svolte nella zona, "si attivarono soprattutto i disoccupati che organizzarono una forma di lotta chiamata -sciopero a rovescio - consistente nell´andare a lavorare senza essere pagati, ma alle manifestazioni partecipavano contadini, donne e giovani, tanto era forte il desiderio di trovare occupazione che consentisse di restare al proprio paese. Nel 1953 una delegazione di operai si recò a Roma per incontrarsi con il Ministro dei Lavori Pubblici al fine di ottenere l´impegno di esaminare sollecitamente e sbloccare tutto l´iter burocratico che ritardava l´inizio dei lavori" per la costruzione delle centrali elettriche sul Sangro.
Per consentire all´A.C.E.A. l´inizio dei lavori, vengono espropriati terreni per un´estensione pari a: 1.249.000 mq nel comune di Villa Santa Maria, 26.754 nel comune di Bomba, 159.981 nel comune di Atessa, 313.795 nel comune di Colledimezzo, 353.479 nel comune di Altino, 103.223 nel comune di Roccascalegna, 63.136 nel comune di Pennadomo, 1.054.465 nel comune di Casoli, 102.041 nel comune di Gessopalena, 293.674 nel comune di Civitella Messer Raimondo, 18.595 nel comune di Fara S.Martino, per un totale di 3.740.839 mq espropriati. "Finalmente verso la fine del ´53 l´A.C.E.A. cominciò ad effettuare i primi sondaggi nella zona dove oggi sorge la diga", in località "Tutoglio".
Nel 1955 l´azienda romana redige un progetto esecutivo comprendente tutti gli impianti (dighe e centrali), approvato ed appaltato nel 1957, mentre la durata della concessione è stabilita in 60 anni. "I lavori assunsero un ritmo consistente solo nel ´56. Nel 1958 lavoravano circa 1.000 operai in due o tre turni a seconda del tipo di opera. I lavori terminarono nel 1961. Durante la costruzione della diga vi furono numerosi incidenti tra cui due mortali, non a Bomba, ma a Roccascalegna: nella galleria n.6 morirono 6 operai per lo scoppio del grisou e uno nella galleria n.2 dove un operaio fu ritrovato schiacciato da un locomotore. Le paratoie furono chiuse nel 1962 e lentamente il livello dell´acqua cominciò a crescere fino a formare, in sei mesi, il lago attuale.
Per ciò che riguarda il serbatoio di Bomba, sul fiume Sangro, dobbiamo ricordare che esso viene realizzato in terra battuta in corrispondenza del Monte Tutoglio. Il bacino d´invaso ricade interamente nelle argille scagliose: solo in corrispondenza del fianco sinistro della diga vi è un massiccio calcareo, in cui sono state ubicate le opere di scarico. In sostituzione del tronco della Ferrovia Sangritana, che corre lungo il fondo valle, si costruisce una nuova sede fuori dell´invaso: tale variante, compresa tra i comuni di Bomba e Colledimezzo, ha una lunghezza di 6874 metri. Per quanto attiene alle caratteristiche fìsiche della diga, i dati geometrici principali, che si leggono da una relazione tecnica del 1961, redatta dalla stessa A.C.E.A., ci espongono quanto segue:
Quota del piano di coronamento m 259.50

Altezza max sul piano di fondazione m 57.50
Lunghezza del coronamento m 681
Pendenza del parametro di monte da 1/2 a 1/3.5
Pendenza del parametro di valle 1/2 con banchine
Quota di max ritenuta m 255.00
Quota di max svaso m 230.00
Quota di max piena m 257.47
Volume del rilevato mc 4.050.000

Le gallerie di derivazione dai serbatoi di Bomba e di Casoli, sono a sezione circolare con rivestimento in calcestruzzo armato ed hanno rispettivamente il diametro di m. 3.30 e 2.60 e la lunghezza di m. 9180 e 4180.37. Le due gallerie di derivazione confluiscono in un´unica galleria del diametro di m. 4, rivestita in calcestruzzo armato e da qui giungono fino alla centrale S.Angelo, situata a m. 117 in località Selva d´Altino, attraverso delle condotte forzate. Queste ultime per un tratto viaggiano in galleria e mantengono il medesimo diametro di 4 metri, poi escono in superfìcie e con un salto di circa 80 metri arrivano alla suddetta centrale biforcandosi in due condotte dal diametrodi 2.70 metri ciascuna. La centrale è composta di una parte interrata costituita dalle strutture portanti del macchinario, la parte fuori terra è composta, invece, da una sala macchine, da una sala smontaggio e dai diversi uffici.

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