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La Torre di Cerrano è una delle antiche torri costiere del Regno di Napoli, si trova sulla costa dell'Adriatico, in provincia di Teramo, tra Silvi Marina e Pineto; nel territorio di quest'ultimo comune, due chilometri a sud dell'abitato spicca nettamente all’orizzonte su una piccola collina a ridosso della spiaggia, circondata da un ciuffo di alti pini marittimi, in un ambiente di rara bellezza.
Deve il suo nome al vicino torrente Cerrano (l'antico Matrinus), il cui nome a sua volta deriva probabilmente da quello della dea Cerere (Demeter, Dea Mater). Il corso d'acqua nasce sui colli di Atri, da antichissime fontane di tipo qanat e sfocia 500 metri a sud della torre, nel Comune di Silvi.
L'area era un tempo il sito dell'antico porto di Atri, nello specchio di mare vicino alla torre e al torrente giacciono sommersi i resti di un molo a forma di "L", opere murarie e vari manufatti.
Attualmente è una delle sedi del Centro di Biologia delle Acque dell’IZSAM.
Nel febbraio 2008 è stato costituito il Consorzio di gestione dell'Area marina protetta Torre del Cerrano, atto propedeutico all'emissione del decreto ministeriale istitutivo del parco marino. L'iter era iniziato nel 1997 quando il "Parco marino Torre di Cerrano" fu inserito nella legge 334. Dopo molti anni, con un costante impegno da parte delle amministrazioni locali e soprattutto con il coinvolgimento di associazioni e portatori di interesse, il 7 aprile 2010 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana il decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 21 ottobre 2009, istitutivo dell'Area marina protetta Torre del Cerrano.
Nel 1251 la guelfa Atri ricevette dal Cardinale Pietro Capocci, tra gli altri privilegi, quello di costruire un porto; concessione confermata nel 1255 da Papa Alessandro IV con l'indicazione in Penna Cerrani (sulla Punta del Cerrano).
Durante il regno di Carlo II d'Angiò appare per la prima volta una "vecchia torre" in Penna Cerrani la cui ricostruzione, con una disposizione del 1287, reiterata nel 1293 e 1294, viene posta a carico anche degli abitanti di Silvi e Montepagano, che avrebbero poi tratto beneficio dalla possibilità di ricoverare le navi e di commerciare; analoghi ordini furono emessi nel 1310 e nel 1352.
Nel 1388 gli introiti del porto furono destinati al suo restauro per volere del re Ladislao di Durazzo e della regina madre e reggente Margherita di Durazzo; analoghi provvedimenti furono presi più volte nel tempo, allo scopo di mantenere il porto in efficienza; nel 1419 fu rinnovata ad Atri l'autorizzazione a riscuotere un pedaggio destinato anche alla custodia del Castello e Porto di Cerrano.
Il porto di Cerrano fu incendiato e devastato nel 1447 da una potente flotta comandata da Andrea Loredan inviata dalla Repubblica di Venezia, in guerra con Alfonso d'Aragona, per distruggere i porti dell’Adriatico. Notizie sulle strutture del porto e sui danni da queste subite ci sono giunte per mezzo di un contratto di locazione del 1450, dal quale apprendiamo che sulla "punta di Cerrano" vi era la casa de lo Palaczo che sta sopra de lo porto dotata di una grande stalla (si tratta di una taverna oggetto dell'affitto), e che furono bruciate due case con accanto una torre di difesa le cui mura subirono gravi danni come pure vari magazzini e pertinenze.
Nel XVI secolo crebbe la minaccia di incursioni da parte dei Saraceni, che furono particolarmente intense nell'estate del 1556 quando all'Abruzzo furono risparmiate le terribili devastazioni subite dalle coste italiane grazie alle difese e al sistema di punti d'avvistamento[8] predisposte dal Duca d'Atri Giovan Girolamo D'Acquaviva.
Di conseguenza, poco tempo dopo, il Viceré Don Pedro Perafan de Ribera, Duca di Alcalà, decise che anche il litorale abruzzese, come già altre coste della penisola, doveva avere un sistema di torri costiere, costruite a distanza tale da poter comunicare a vista tra loro, destinate non solo a dare l'allarme in caso di incursioni nemiche ma, essendo dotate di guarnigione e colubrine, anche a respingere tali incursioni.
Nel 1563, in base a una relazione del Governatore Marco Antonio Piscicello, de Ribeira ordinò sei torri: Foro, Mucchia, Moro, Sangro, Penna, Saline, la cui costruzione però non iniziò subito.
Nel 1568 Alfonso Salazar, commissario del presidente della Regia Camera di Summaria, dopo aver effettuato un sopralluogo insieme all'ingengner Scala, dispose la costruzione di quattordici torri : Tronto, Vibrata, Salinello, Tordino, Vomano, Chirano, Fossacesia, Senella e le sei del 1563; i lavori furono portati a termine entro il 1569.
Buona parte delle torri abruzzesi fu costruita da Vincenzo Tavoldi, un bergamasco che con il fratello si stava occupando delle fortificazioni di Pescara e Civitella, e che il 1º aprile 1568 si aggiudicò l'appalto per otto di tali torri, impegnandosi a finirle entro diciotto mesi.
Tra le altre fu quindi appaltata da Alfonso Salazar la costruzione di una torre "alla punta del Chirano, da essere vista da tutta la provincia".
Da altri documenti risulta però che la costruzione della Torre di Cerrano era iniziata nel 1490-
L'opera era già completata nel 1582, nel 1585 il caporale Francesco Martinez ne è Torriero.
Per molto tempo la torre di Cerrano rimase un baluardo per il presidio e la difesa della costa, anche dopo che, all'inizio del XVIII secolo, entrò a far parte dei possedimenti degli Scorrano, Marchesi di Cermignano.
Con il cessare delle razzie piratesche dal mare la torre perse la sua funzione militare.
La costruzione originale del XVI secolo, che costituisce il nucleo del complesso attuale, è formata da un massiccio torrione a base quadrata in laterizio, alla base il lato esterno è di 12,80 metri mentre quello interno di 5,80 metri. Le mura hanno spessore decrescente e quindi risultano inclinate a piramide, ciascuna è coronata da quattro robusti beccatelli e tre caditoie sormontate da sei merli di fattura guelfa. L'altezza è di 12,60 metri esclusi i 90 centimetri dei merli. I soffitti sono a botte. La tipologia è tipica delle torri costiere del Viceregno, molto simile alla "gemella" Torre del Salinello.
Quando fu costruita la ferrovia fu eretto un alto muraglione di contenimento subito a valle della torre.
Agli inizi del secolo scorso la torre fu acquistata da un ufficiale di Marina, Pasquale Filiani che, nel 1915 la fece restaurare e rendere abitabile; su progetto dell'ing. Vincenzo Rosati fu aggiunta la torretta superiore a forma di parallelepipedo regolare, ma arretrato, anch'essa coronata da sei beccatelli per lato e merli guelfi, più piccoli. Scale e vani furono ricavati nello spessore delle mura, nelle quali furono aperte varie finestre.
Negli anni venti ne divenne proprietario il marchese De Sterlich, eccentrico esponente della nobiltà locale che, nel 1935 fece ampliare la Torre con l'aggiunta, sui lati sud ed est, di un'ala a forma di "L" comprendente un seminterrato e i piani terra, primo e secondo.
La sopraelevazione e l'ampliamento sono stati realizzati imitando i materiali e gli stili originari, e non hanno comportato modifiche sostanziali al nucleo originale.
Successivo proprietario fu l’ingegner Tito Marucci.
Nel 1981 la torre fu acquistata dall'Amministrazione Provinciale di Teramo che, dopo aver provveduto a lavori di ristrutturazione e consolidamento, nel 1983 vi istituì un Centro Ricerche e Studi; il 21 maggio 1983 il complesso fu affidata all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo.
Per raggiungerci:
In auto: Dall'autostrada A14 Bologna-
In treno: Scendere alla stazione ferroviaria Pineto-
In aereo: All'Areoporto d'Abruzzo di Pescara, prendere autobus o taxi per la stazione ferroviaria Pescara Centrale. Prendere il treno o l'autobus per Silvi o Pineto.
In nave: Il principale porto è quello di Ancona a 130 Km da Pineto, mentre la città di Pescara, a circa 20 chilometri, dispone di un porto turistico.