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‘’Nutro per l'Italia una tenerezza originaria, fondamentale, innocente. Ma al di là dell'Italia, ciò che amo in essa è la sua capacità di conservare qualcosa dell'unità primitiva, della freschezza delle origini.’’
Così Balthus, pittore francese, definisce il paesaggio italiano, così possiamo definire più propriamente l’autenticità amena di Santo Stefano in Sessanio.
Si tratta di un borgo medievale a 1250m sul livello del mare, in provincia dell’Aquila sulle montagne abruzzesi, tra il Parco Nazionale dei Monti della Laga e quello del Gran Sasso. Un territorio talora dipinto dai viaggiatori dell’800 come ‘’terra incognita’’, che deve la sua configurazione urbana al proprio sviluppo in pieno Medioevo. Territorio d’influenza medicea, ricorda attraverso il suo perimetro murario tutto l’immaginario del paesaggio italiano. Ad ogni modo la sua conservazione è da attribuire al graduale spopolamento che molti borghi incastellati della montagna appenninica hanno subito nell’ultimo secolo. Questo ha comportato un contenimento dello sviluppo urbano invasivo che invece è dilagato con l’urbanizzazione di altri centri più a valle, garantendone gran parte dell’integrità storico-
Contrariamente a questa linea D.E. Kihlgren, imprenditore di origine svedese, attraverso il progetto Sextantio che prevede un albergo diffuso all’interno del borgo arroccato, ha predisposto il recupero delle dimore storiche ristrutturandole e riproponendole con il massimo del confort incentivando così il sistema turistico di qualità che è sicuramente uno dei metodi vincenti per garantire il sostentamento dei territori più interni. Il fulcro del progetto a Santo Stefano ha permesso alla società dopo aver ottenuto circa 3500mq del centro del borgo, di operare un completo restauro senza comprometterne lo spirito originario. Numerosi sono stati infatti gli studi sui materiali di costruzione tipicamente usati, la ricostruzione delle abitazioni interne e i piani impiantistici completamente mascherati hanno permesso di incentivare un turismo che ponga uno sguardo attento al passato senza privarsi dei benefici della modernità. Si è cercato di aggiungere ricchezza al territorio di S.S. riproponendo ai livelli del proprio originale splendore tutto il centro abitato senza privarlo del contesto ambientale. Garantendo l’uso di tecniche e soluzioni comuni con metodi di restauro omogenei e non invasivi nel rispetto della tradizione e del lavoro degli antichi maestri.
È molto importante preservare l’originalità e la particolarità di ciascun borgo cercando di non generalizzare le scelte stilistiche ed urbane. Si dovrebbe più specificatamente evitare qualunque alterazione. Questo è proprio ciò che è successo nel Borgo di Santo Stefano, dove l’accurato trattamento e/o recupero delle facciate ha permesso di conservare anche il proprio ‘’livello d’invecchiamento’’. Passeggiando per il centro infatti, è possibile vedere delle case che presentano scritte ed insegne incise sulla pietra (indice della presenza passata di botteghe) oppure ben osservabili strati di fuliggine che determinano in modo preciso l’uso che se ne faceva di quei luoghi (come botteghe di fabbri o artigiani in genere). Non solo, ma anche gli infissi, la segnaletica, l’illuminazione per arrivare infine persino ai campanelli fuori dalle abitazioni, testimoniano un passato più o meno prossimo proiettando il turista in una dimensione completamente differente da quella a cui è abituato. Attraverso il ‘’piano del colore’’, l’uso specifico di materiali locali, l’arredo e la permeabilità con cui l’operato urbano e la natura si legano l’uno all’altro, allontanano anche da quell’ ‘’inquinamento’’ visivo a cui ogni giorno vivendo in città si è sottoposti.
Il fascino di numerosi anonimi centri abruzzesi spesso è anche maggiore di quelli riferibili ad altre regioni con un più alto numero di affluenza turistica. Tutto ciò però non viene ‘commercializzato’ dal momento che normalmente non vi siano capolavori artistici o architettonici di noti maestri. La maggior parte di quello che è possibile ammirare nel territorio abruzzese non son altro che opere di artisti sconosciuti che donano bellezza e particolarità non ad un singolo edificio bensì a tutto il borgo. È proprio questo che s’intende quando si parla d’identità locale ed integrità autoctona: la creazione di un patrimonio sempre in linea con il paesaggio e completamente differente da una regione all’altra. Purtroppo la scarsa sensibilizzazione in merito queste problematiche ha contribuito all’omologazione urbana, creando città dal carattere muto e cittadini spesso sradicati dal contesto socio-