Menu principale:
Per aprire il collegamento bisogna avere installato Google Earth (link per scaricarlo)
Fara San Martino è un comune di 1.531 abitanti della provincia di Chieti. Fa parte della Comunità montana della Maielletta. Il paese è conosciuto soprattutto per essere una delle capitali mondiali della pasta.
Fara San Martino è situata allo sbocco del vallone di Santo Spirito, attraversato dal fiume Verde. Parte del territorio comunale ricade nel parco nazionale della Majella.
Le prime notizie relative all'abitato di Fara San Martino sono rintracciabili nel IX e nel X secolo, periodo in cui il territorio fu colonizzato dai monaci benedettini. Venne infatti documentata l'esistenza dell'abbazia di San Martino in Valle, eretta per atto di liberazione dal conte di Chieti Credindeo. La stessa abbazia fu poi confermata da papa Onorio III nel 1044. Nelle Rationes Decimarum Italiane, risalente al XIV secolo, si prese in considerazione la chiesa di S. Remidii in Fara per le decime del periodo fra il 1324 e il 1325. Dopo vari secoli in cui il dominio della città fu in mano agli abati, in seguito al suo decadimento l'abbazia fu soppressa e unita al Capitolo Vaticano per opera di papa Nicolò V, nel XV secolo. Il paese divenne quindi feudo dei Valignani di Chieti, che lo vendettero a Melchiorre Reviglione nel 1584 in cambio di 4.000 ducati. Le principali testimonianze del passato sono rappresentate dai vari frammenti architettonici e scultorei del portale duecentesco e degli affreschi trecenteschi rinvenuti nell'abbazia di San Martino, oltre che da una tela del XVII secolo realizzata da Tanzio da Varallo, conservata nella chiesa parrocchiale.
L'antica tradizione ottocentesca nella produzione della pasta fu all'origine dello sviluppo industriale che ha interessato il piccolo centro pedemontano. A determinare questo fenomeno, in stretto collegamento con la morfologia del territorio farese, risulta determinato dallo spirito imprenditoriale, dalla forza energetica del fiume Verde e dalla ricchezza idrica dello stesso. Si è così affermato un modello di sviluppo industriale in sintonia con l'ambiente, da cui trae le sue risorse. I principali marchi che qui hanno avuto origine sono la Bioalimenta, il Pastificio Cav. Giuseppe Cocco, il Pastificio F.lli De Cecco e il Pastificio Delverde, aziende leader nel settore.
Monumenti e luoghi di interesse:
Borgo di Terravecchia. Trattasi di una serie di fabbricati che sono disposti lungo una delle vie principali, nella zona alta del paese, costruiti sia addossati l'uno con l'altro, sia separati. Alcuni di questi fabbricati sono abbandonati, mentre altri sono ancora abitati. Dallo stile di costruzione delle case si può ipotizzare che siano state costruite tra la fine del XVIII e la seconda metà del XX secolo. La struttura degli edifici è semplice. I muri esterni sono in pietra calcarea smussata e ciottoli di fiume con, ai cantonali, blocchi di pietra sbozzata. Molti edifici constano di cornicione. I solai sono realizzati con travi in legno che sostengono il tavolato e pavimento in mattoni. I muri sono realizzati per la maggior parte a doppia falda con travi di legno, tavolato o mattonato e sormontati da manto di coppi. I portali e le finestre sono in pietra calcarea.
Palazzo Di Cecco. Trattasi di un edificio residenziale su due livelli più seminterrato scanditi all'esterno da cornici marcapiano. Tutte le finestre hanno dei contorni lavorati mentre il portale presenta superiormente un arco a tutto sesto. Sopra il portale vi è un balcone sorretto da mensole.
Abbazia medievale di San Martino in Valle. L'edificio si trova nelle Gole di San Martino. Secondo alcune fonti, non suffragate storicamente vorrebbero l'abbazia fondata da San Benedetto. I primi documenti che attestano l'esistenza del complesso abbaziale risale al IX secolo quando un diploma di Ludovico il Pio del 20 giugno dell'839 viene concede a Fara il Monastero di Santo Stefano in Lucania di Tornareccio, la chiesa di San Martino in Valle e la chiesa di San Pietro alle sorgenti del fiume Verde, quando Lotario di Montova, il 20 marzo 832 conferma la donazione del Monastero di San Martino in Valle a Isingario e quando, dalle rendite di beni di Pietro vescovo di Spoleto del 26 maggio 844, risulta citata una cella di San Martino in Valle. Nel XII secolo la chiesa di San Martino in Valle si separa da Santo Stefano di Tornareccio passando sotto il vescovato di Chieti e viene promossa a Badia con la protezione di San Pietro. L'8 marzo 1451 il monastero passa al Capitolo Vaticano, mentre il 16 febbraio 1495 fu data a Cesare Valignani, e invece, il 18 novembre 1719 venne ricongiunta al vescovato di Chieti. L'8 settembre 1818 l'abbazia fu seppellita da un'inondazione. I primi scavi che riportarono alla luce l'abbazia partirono nel 1891. Recentemente è stata oggetto di un'opera di recupero del Comune con la supervisione della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Abruzzo. Si entra nell'Abbazia attraverso un portale in pietra che dà sul cortile antistante la chiesa. La chiesa era a pianta irregolare con tre navate di cui quella centrale era provvista di abside con l'altare maggiore. Nel presbiterio si possono ancora notare i sedili in pietra per il clero. Nella navata di destra, che è la zona più antica realizzata scavandola direttamente nella roccia, si trovano tre edicole d'altare con piccole volte ad arco ogivale. Inoltre il monastero constava di cappelle, ossario, sagrestia e un piccolo cimitero.
Chiesa di San Remigio. È sita a Piazza Piano dei Santi, nel centro storico. Alcune fonti bibliografiche citano la fondazione della chiesa nel XIII secolo. La parte centrale della facciata è più alta delle laterali ed è suddivisa in due livelli, racchiusa tra paraste e sovrastata da un timpano. Le due parti laterali, anch'esse racchiuse da paraste, sono decorate con delle volute. L'interno è a tre navate e abside in fondo alla navata centrale. La navata centrale ha una volta a botte ad arco a sesto ribassato, invece le navate laterali presentano una volta a vela. All'interno vi è una tela di Tanzio da Varallo ritraente la "Circoncisione con i Santi Carlo Borromeo e Francesco d'Assisi.
Chiesa di San Pietro Apostolo. Trattasi di una piccola costruzione a navata unica sita al termine della Via San Pietro, presso le sorgenti del fiume Verde. Secondo alcuni studiosi la chiesa sarebbe costruita nel IX secolo. La facciata ha coronamento orizzontale con un piccolo campanile a vela. Il portale è in pietra cui è posta, superiormente, una lunetta al cui interno vi è dipinto un affresco che rappresenta un episodio della vita di San Pietro. In una nicchia dell'altare principale vi è una statua di San Pietro.
Chiesa di San Nicola. La chiesa è composta da un'aula unica con ingresso posto sul fianco della chiesa ov'è anche il campanile a vela. Sulla facciata principale vi è un'unica finestra.
Cappella della Santissima Trinità. È posta sulla Valle del Fiume Verde. Secondo alcune fonti la chiesa fu terminata tra il 1839 e il 1847 quando fu costruito il convento francescano attualmente abbandonato. La facciata è a capanna, mentre il portale è sormontato da una finestra circolare. L'interno è stuccato a realizzare degli archetti pensili medievali.
Chiesa dell'Annunziata. È sita nel centro storico presso una porta urbana. Secondo alcune fonti la chiesa risalirebbe al Cinquecento. Fu per vari secoli la chiesa parrocchiale del paese.
Chiesa di Santa Maria delle Grazie. È sita tra la Piazza dei Santi e la Chiesa di San Remigio. la facciata è a coronamento orizzontale con una decorazione a volute. Il portale sito tra due paraste è racchiuso superiormente da volute. Il campanile è sito alla destra della chiesa, è stato costruito successivamente all'edificio di culto stesso. L'interno è a navata unica con abside con volta a vela.
Chiesa della Madonna del Suffragio. La facciata è rivestita interamente di cemento eccetto gli stipiti e gli architrave. Il campanile, suddiviso da cornici marcapiano, è sito ad un lato della chiesa. Secondo alcune fonti la chiesa risalirebbe al XVIII secolo.
Riserva naturale Fara San Martino Palombaro. La riserva è sita nelle Gole di San Martino. Gole suddivise in tre parti:
la Iª detta Vallone di Santo Spirito, nome dall'omonima grotta;
la 2ª la zona detta Macchia Lunga;
la 3ª detta Valle Cannella terminante in un circo di formazione glaciale pieno di doline e inghiottitoi.
In questo paese della provincia di Chieti ci sono diversi pastifici, qualcuno artigianale, ma anche i pastifici industriali De Cecco e Delverde che esportano i loro prodotti in tutta Italia.La tradizione della produzione della pasta ebbe inizio dalla grande ricchezza idrica rappresentata dal fiume Verde che sfocia dalla Majella. Quell'acqua ha permesso sia di azionare le macine per produrre la semola di grano che di essere utilizzata come materia prima nella produzione. I pastai locali vantano un primato assoluto: aver creato il primo sistema automatico di essiccazione della pasta. Un tempo la pasta veniva stesa all'aperto per seccarla. Ma questo sistema era molto dipendente dalle condizioni climatiche e stagionali. L'essiccatore ad aria calda consentì di pastificare in ogni stagione e in ogni condizione dando impulso alla produzione su larga scala.
Gole di San Martino:
Le gole chiamate di San Martino sono poste all'ingresso di uno dei più lunghi valloni appenninici, il Vallone di Santo Spirito che da Fara San Martino conduce fin sulla vetta di Monte Amaro con un dislivello di 2300 metri.
Le due pareti rocciose che la delimitano si protraggono per circa 50 metri ed una notevole altezza. Questa situazione contribuisce a dare un senso di timore opprimente a chi vi si trova a transitare per la prima volta.
Questo particolare e suggestivo ingresso al Vallone di Santo Spirito, nasconde una delle vallate più belle, più suggestive, più varie e più interessanti che la natura possa riservare all'uomo.
Negli anno 50 questo luogo subì danni ambientali dovuti all'insediamento di una cava che per diversi anni asporto roccia viva per costruire le scogliere per il porto di Ortona. Oggi, nonostante i danni subiti, riesce ancora a darci la suggestione di una natura se non incontaminata, certamente selvaggia e misteriosa.
All'ingresso delle gole, che i faresi chiamano "stretto", si possono scorgere i ruderi di un'antica porta d'ingresso. Le gole infatti costituivano anche l'ingresso al monastero ed alla chiesa di san Martino in Valle posta ad una cinquantina di metri oltre le stesse gole, adiacente ad una parete rocciosa che la riparava.
Al di sopra di detta porta d'ingresso i viandanti potevano ammirare fin dal 1500 un dipinto di San Martino che indicava chiaramente di entrare in un territorio posto sotto il feudo del monastero di san Martino in Valle. Le grosse alluvioni del 700 e dell'inizio dell'800 hanno spazzato via questa porta d'ingresso e ci hanno restituito, soltanto alcuni decenni or sono, i ruderi di quell'ingresso.
Sulle gole si intrecciano diverse leggende, tra le quali vogliamo ricordarne due più conosciute. La tradizione vuole che le gole siano state create nel momento in cui il Cristo morì sulla croce, come conseguenza dei terremoti verificatisi al momento in cui spirò.
Altra leggenda vuole che le gole siano state aperte da San Martino con la forza dei gomiti per favorire l'accesso alla montagna dei faresi e per costruirvi poi la Chiesa di San Martino in Valle.
L'una leggenda, di ispirazione cristiana, e l'altra, maggiormente riferibile al culto pagano di Ercole, testimoniano il mistero e la suggestione che questo luogo trasmette al visitatore.
Attualmente , durante il pellegrinaggio degli abitanti di Atessa presso San Martino, è consuetudine raccogliere, all'interno delle gole, alcuni sassolini che saranno sparsi nei campi in segno di fecondità.
Recentemente questo luogo ha riacquistato una sua ulteriore capacità di suggestione in occasione dei fuochi pirotecnici nei giorni delle festività dei santi patroni ed in occasione della rappresentazione vivente della natività, che si svolgono nella zona antistante le gole.