Pretoro (CH) - Tasting Abruzzo

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Pretoro (CH)

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Le origini del paese di Pretoro possono essere fatte risalire al periodo italico (VI-V sec. a.C.). Per quanto concerne la toponomastica, il nome "Pretoro" o "Preturo" deriverebbe dal nome "Praetorium" e caratterizzerebbe un punto di vigilanza del passaggio dalla vallata nella quale si avevano insediamenti della gente Peligna e avevano la loro sede i Frentani.
L'attuale vecchio borgo medioevale è sorto intorno al 1600 dopo la distruzione del Castello di Pretoro, arroccato sull'estremità della roccia e denominato "Castrum Pretorii de Theti", allora presidiato costantemente da uno scudiero e 12 servitori. Bisogna notare come, sempre in questo periodo, l’insediamento maggiore sia stato trasferito dalla valle a monte. Nel secondo medioevo si hanno anche tracce del passaggio dei Francesi: il Santuario della Mazza, da loro costruito e adornato da un portale del secolo XIII, ne è sicura testimonianza (la sua facciata è chiaramente rivolta a nord-ovest, cioé verso la Francia). Pretoro in quel periodo partecipò alle crociate (XII secolo) con alcuni suoi uomini.
L’attività artigianale dei Pretoresi era stata molto redditizia e costituiva la maggior fonte di ricchezza. Se andiamo ad analizzare la tipologia dell'economia pretorese tra la fine dell’ottocento e gli inizi del novecento, la dovremmo definire come prevalentemente "agricolo-pastorale", laddove l'agricoltura è essenzialmente basata sull'ulivo e la pastorizia è forte di ben diecimila capi di bestiame già nel primo dopoguerra. Soltanto dopo la fine della seconda guerra mondiale e la massiccia emigrazione Pretoro ha visto stravolta la sua economia e ha sperimentato una trasformazione dell'originario tessuto artigianale in industria.
Pretoro nel 1854:
È stato rinvenuto un documento molto importante nell'Archivio di Stato di Chieti. Si tratta di una piantina di Pretoro realizzata nel 1854, che riporta tutti gli edifici principali del centro storico. Sono indicate, tra le altre cose, le due chiese principali (Sant'Andrea e San Nicola) e le rovine dell'antico castello.
Pretoro è ricordato quale paese dei "fusari", abili artigiani che realizzavano i fusi per filare la lana. Ricordiamo che Pretoro ha uno stretto legame con la montagna e i pascoli ovini che fornivano la lana. I fusi servivano per trasformare la lana in filamenti e ottenere così un maggior prezzo sul prodotto.
La tradizione della lavorazione del legno non si ferma solo ai fusi: gli artigiani lavorano cucchiai e forchettoni per uso di cucina, "lu maccarunar" per sfogliare al pasta all'uovo, "lu murtar" per pestare le spezie, assieme ad una vasta gamma di accessori per la casa di cui pian piano si è sviluppato l'uso.
Enogastronomia:
Fra i primi piatti possiamo annoverare le "p'ttolozz'" (rombi di pasta fatta di farina e acqua) al sugo, anticamente realizzate con un misto di farina bianca, di cereali e farro, e la "pasta alla chitarra" abruzzese, realizzata in filamenti ottenuti con un apposito strumento, "lu maccarunar", che con la sua forma particolare da il nome alla pasta (chitarra). I "maccarunar" sono tuttora costruiti e utilizzati a Pretoro.
Fra i secondi spicca l'agnello alla brace, di cui tipico è il sistema di preparazione: infatti la cottura dev'essere realizzata con legna mista, dall'Abete resinoso, al Faggio privo di impurità legnose, al Carpino profumato e per finire rami di Ginepro odoroso. La salatura e la profumazione devono essere effettuate con erbe aromatiche quali timo, rosmarino, menta, pepe nero, ginepro rosso e viola, eccetera. Questi sono i segreti di un'ottima preparazione dell'agnello pretorese.
Altra pietanze sono la "coratella" d'agnello e i "turcinelli", fatti con le budella del maiale e ripieni di animelle e peperoncino. Fra le verdure possiamo citare la "ciabbotta", insieme di verdure da versare su fette di pane casereccio, la "pizz' e foij", stufato di verdure servito con la sarda affumicata, e la "pizza scim", pane bianco non lievitato e senza sale.

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