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Nella suggestiva cornice delle gole calcaree del Fiume Sagittario, in quel lembo di terra che, ai viaggiatori inglesi Richard Keppel Craven e Edward Lear, apparve “pauroso e bello” sorge la Riserva Regionale “Gole del Sagittario”. Il canyon è il risultato dell’azione erosiva svolta nei secoli dal corso d’acqua attraverso imponenti strati di roccia calcarea. Questi sono quello che resta di un antico fondale marino, esteso in gran parte dell’Appennino centrale, dove, per circa 200 milioni di anni, tra Cenozoico e Mesozoico, si è avuta una quasi ininterrotta sedimentazione carbonatica.
L’area, già oasi WWF dal 1991, è diventata riserva naturale regionale nel 1997 grazie all’apposita legge istitutiva L.R. 16/97. Si estende su una superficie di 450 ettari.
Abbraccia ambienti molto diversi compresi tra i 500 m s.l.m. del fondovalle a ridosso del paese di Anversa (AQ) fino ad arrivare ai quasi 1500 m s.l.m. del Pizzo Marcello. Al suo interno si possono riconoscere tipologie ambientali molto varie. Tra le più rappresentative vi sono le rupi ed i ghiaioni calcarei, i prati aridi, la vegetazione delle sorgenti, il bosco mesofilo di fondovalle, la faggeta e le praterie primarie d’alta quota. In questi luoghi trovano riparo numerosissime specie animali e vegetali di notevole interesse naturalistico e conservazionistico. Basti pensare che nella riserva è confermata la presenza del lupo e dell’orso marsicano che qui fa registrare il maggior numero di avvistamenti al di fuori del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Altri importanti mammiferi presenti sono il cervo, il capriolo, il cinghiale, il tasso, la volpe e la lepre.
Estremamente assortita è l’ornitofauna che annovera molte specie tra quelle protette a livello europeo. Oltre al picchio dorsobianco, che è anche il simbolo della riserva, vivono sulle rupi più inaccessibili la maestosa aquila reale e gli inconfondibili gracchi corallini, bellissimi uccelli neri con becco e zampe color vermiglio. Non è raro, inoltrandosi sulle zone più alte, vedere queste due specie schernirsi in volo. Restando in quota è possibile incontrare la coturnice, elegante galliforme dei pascoli più elevati. Continuando con una veloce carrellata dei volatili più rappresentativi, sono da citare la rondine montana, il passero solitario, il falco pellegrino e lo sparviere.
L’area ha un notevole valore conservazionistico anche dal punto di vista floristico e vegetazionale. La vegetazione ripariale, nei tratti meno incassati, è composta da salici bianchi e purpurei, pioppi e dalla sempre più sporadica farnia.
Numerose le piante che fioriscono tra le gole che, fortunatamente, hanno conservato intatta la loro bella e preziosa flora rupicola. Esplorandole in primavera è come visitare un santuario eretto a lode di endemismi e specie rare che qui da sempre dimorano. Tra le prime citiamo, oltre al rarissimo fiordaliso del sagittario, che vive solo lungo questa valle, la viola di Eugenia, la campanula di Cavolini, la piverina tomentosa. Tra le specie rare ricordiamo l’efedra dei Nebrodi rinvenibile solo per poche stazioni in Abruzzo e la dafne sericea, localizzata in Italia solo in poche isole e località costiere del Tirreno meridionale.
La riserva è gestita dal Comune di Anversa degli Abruzzi in convenzione con il WWF Italia.
I servizi per la gestione ordinaria, l’accoglienza dei visitatori e l’attività didattica sono affidati alla Coop. Daphne con sede in Anversa.
Intensa è l’attività scientifica all’interno di questa area protetta dove si svolgono regolari corsi e seminari sulla vegetazione, attività di inanellamento scientifico degli uccelli, censimenti faunistici e approfondimenti su specifici temi come lo studio della lepre italica, dei chirotteri, dei macroinvertebrati acquatici, degli anfibi e dei rettili.
Molte anche le offerte didattiche rivolte in particolare alle scuole con laboratori sui diversi temi naturalistici e sulla solidarietà Nord-