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È onorifico segno di antichità per il nostro paese, l'essere la sua origine ravvolta nel mito e nel mistero. IL NOME DI SCANNO -
Nella Preistoria
Sfuggenti e enigmatiche restano le origini di Scanno, sebbene i ritrovamenti di reperti archeologici testimonino la remota esistenza di centri abitati. È certo che le nostre località furono abitate sin da lontanissime epoche.
Invero si ritrovano insediamenti umani sulle pendici del Toppe Vurgo risalenti al Paleolitico (ca. 400.000-
Reperti attribuibili al Neolitico (V millennio a.C.), rinvenuti invece sul Monte Genzana segnano un’ulteriore fase di sfruttamento del territorio, secondo nuovi processi determinati dagli sviluppi noti anche in aree limitrofe.
Durante la costruzione della strada circumlacuale sono stati recuperati reperti di epoca successiva, appartenenti al periodo compreso tra la fine dell’età del Bronzo e gli inizi di quella del Ferro (X-
Una tale struttura, probabilmente non isolata, fa supporre l’esistenza di un insediamento più ampio posizionato lungo le sponde del lago.
Nel VI -
In seguito, sono le sepolture a suggerire la presenza di insediamenti umani in vari ambiti del territorio oggi gravitanti intorno al centro abitato.
Durante i lavori per aumentare la portata dell’acqua alla fontana del paese (a destra del Carapale, a sud di Scanno) nel 1898 sono state rinvenute tombe a inumazione, tipologicamente affini a quelle “a lastroni”, ossia con copertura e foderatura della fossa realizzate in lastre di pietra locale.
I lavori hanno restituito reperti attribuibili al Vl-
Sempre nel 1898, una sola sepoltura ad inumazione dello stesso periodo fu rinvenuta in località Acquaviva nelle immediate vicinanze del lago, lungo la sponda meridionale. Essa apparteneva a un individuo adulto e conservava come oggetti distintivi una punta di lancia e un pugnale di ferro, chiari indizi di una comunità in cui le armi costituiscono un elemento necessario per la connotazione sociale e la sopravvivenza del gruppo familiare.
La distribuzione delle sepolture scannesi del VI-
In tale arco di tempo un ruolo importante di organizzazione del territorio e di riferimento topografico fu svolto dai luoghi di culto determinati dalla presenza di fattori naturali e da un forte senso del divino radicato nelle popolazioni.
Nell’età repubblicana e imperiale Romana
Uno dei siti maggiormente indiziato come sede di uno stanziamento in età tardo-
La mancanza di una sistematica ricognizione di superficie e di successivi e programmati interventi di scavo, sulla base di una necessaria carta archeologica, non ha finora consentito di rintracciare l’effettiva esistenza e consistenza di insediamenti di età tardo-
Ultime tracce del passato a noi giunte sono quelle di murature, non attribuibili tuttavia a un’epoca definita. Secondo le descrizioni fatte al De Nino da pastori del posto e da lui in parte verificate sul terreno, esse si trovano collocate nei pressi della chiesetta di San Lorenzo, nella località lovana, toponimo che, secondo il Colarossi Mancini, deriverebbe dalla deformazione di lovis Ara, sulla base di quella che rimane ancora una suggestione fonetica non avvalorata da reali riscontri archeologici.
I SECOLI DI MASSIMO SPLENDORE ECONOMICO E CULTURALE
Dal tardo Rinascimento al Barocco una storia fantastica è stata scritta nella pietra con un'architettura di rara armonia d'insieme: suggestive fughe dei tetti, case e palazzetti, scorci pittoreschi dalle scalette esterne alle case sulle viuzze scoscese, archetti di riparo, anditi bui. Al XVI sec risale la Fontana del Sarracco . All'arte Borgognona del XIII secolo si richiama il portale mediano della chiesa di Santa Maria della Valle.
Nel Sei-
Sulla fine del „600 si contava un patrimonio di 130.000 pecore, su una popolazione di 2420 abitanti.
L'industria del panno divenne tanto fiorente e importante nell'economica abruzzese che, fin dal Cinquecento, gli Scannesi godevano di speciali privilegi sulla tessitura e tintura.Il cardinal Granvela concesse loro il porto franco nel trasporto delle merci alle fiere di Lanciano, Farfa, Senigallia, Collefegato e Magliano Sabina.
I numerosi palazzi padronali e le tante ricche chiese urbane e rurali (14 tuttora esistenti e 8 tra le interdette e demolite) che abbelliscono il paese, testimoniano il benessere raggiunto dagli Scannesi i quali gestivano anche una Taverna per forestieri e viaggiatori (sec. XVII) e due ospizi per pellegrini e infermi, di uno dei quali si ha notizia già dal 1337.
In questo lungo periodo di massimo splendore economico, sociale e culturale si erano affermate a Scanno molte famiglie borghesi, esponenti a pieno titolo dell‟alta borghesia del Regno, erano emerse personalità illustri in campo giuridico (Giuseppe Colarossi, Francesco Giuseppe De Angelis), storico e filosofico (Vincenzo Ciorla, Antonio Silla) e letterario (Romualdo Parente).
Il ceto intellettuale locale aveva trovato per un certo periodo un centro di aggregazione nell‟Accademia dei Gelati, mentre la musica vantava un‟antica tradizione, al punto che Michele Torcia scrisse nel 1792 che a Scanno essa si coltivava “da più di due secoli”. Grande attenzione era rivolta all‟istruzione pubblica, curata, a partire dal 1711, dai padri Scolopi, chiamati a Scanno grazie a un lascito dei concittadini Donatangelo e Alessandro Roscelli.
LA STORIA RECENTE
Il fenomeno dell’isolamento e della progressiva recessione economica si affermò inesorabilmente con la scomparsa dell’industria armentaria e dei commerci legati ad essa; e null’altro di significativo si può riferire fino alla prima guerra mondiale, fatta eccezione per l’apertura della stazione ferroviaria di Anversa, nel 1887, e per la contemporanea inaugurazione della rotabile da Anversa a Scanno. Strada che impressiona ancora oggi per l’arditezza ingegneristica.
Finalmente Scanno era collegata al mondo mediante una porta a nord. L’elenco dei viaggiatori illustri, italiani e stranieri, che a cavallo dei due secoli visitarono i luoghi sarebbe troppo lungo. Basti pensare che il re Vittorio Emanuele III vi giunse più volte in incognito, a partire dal 1909.
Dalle cronache di Anne Macdonell del 1908 bene comprendiamo le ragioni dello sbigottimento che colpiva, e colpisce ancora oggi, i visitatori. La scrittrice inglese che, avendo conosciuto le cronache di illustri connazionali, quali Richard Keppel Craven ed Edward Lear, che l’avevano preceduta di qualche anno, decise di visitare l’Abruzzo, e in particolare di trattenersi a Scanno.
Scrive tra l’altro:
“Se Scanno fosse tagliata fuori dal resto del mondo, sarebbe autosufficiente. Certamente quasi corrisponde al vero il dire che ogni casa con la sua famiglia è autosufficiente. I beni importati sono pochissimi e per un viaggiatore esigente è cosa spiacevole. Il combustibile cresce sulle montagne boscose, il grano nel magro suolo che copre le rocce. Ogni famiglia fa il proprio pane. I piccoli orti nei pendii montani, i maiali, e le galline e le capre che sono alloggiate misteriosamente dietro a scuri vicoli e che di giorno si aggirano per le strade, procurano il cibo. Le pecore, che stanziano a Foggia per tutto l’inverno, qui negli alti pascoli del Monte Godi o della Montagna Grande durante l’estate, forniscono quello con cui vestirsi. La lana viene cardata, tinta, filata e tessuta in casa e con essa vengono fatti il vestiario, le coperte imbottite ed i copriletti, le calze, le trecce. Solo del vino e dell’olio Scanno dovrebbe fare a meno, se Sulmona facesse cessare i rifornimenti, perché qui sopra non cresce né la vite né l’olivo. L’autosufficienza è dovuta quasi interamente alle svariate capacità delle donne. La donna di Scanno genera figli numerosi. Lei cuoce al forno, tesse, lavora a maglia, tinge e fa il tutto come una cosa ovvia. Durante l’estate raccoglie il combustibile per il lungo inverno: un terribile compito! Lavora nei campi, ha cura delle pecore e del bestiame, fa il mestiere del muratore o posatore di mattoni [...]. Sono ben consapevoli del loro valore e del loro potere in famiglia: sono le colonne del luogo ed hanno l’aria di saperlo […]. Un servizio religioso nella Chiesa Parrocchiale o in quella di San Rocco è un curioso spettacolo: il pavimento è ricoperto come a tappeto da figure scure accovacciate; le donne di Scanno non usano la sedia, eccetto quando sono a pranzo. La loro posizione preferita, quando sono a riposo, e la loro posizione abituale in chiesa, è lo stare sedute con le gambe incrociate sul pavimento, al modo dei turchi […]. Sono esse orientali? Alcuni le dicono discendenti dei Saraceni di Federico II; altri ritengono che i loro antenati appartennero a tribù nomadi dell’Asia Minore”.
L’industria turistica nasce nei primi anni del novecento. Il primo vero albergo, il Pace ancora attivo, meta di illustri viaggiatori, fu inaugurato nel 1906.
Oggi Scanno è un’affermata località di soggiorno estivo e invernale, con alberghi, ristoranti, negozi, botteghe artigiane di notevole e riconosciuto livello qualitativo.
Il lago di Scanno è uno dei bacini naturali montani dovuti a sbarramento più ampi d’Italia. Deve la sua formazione alla frana del monte Rava, che ostruì il corso del fiume Tasso creando il bacino naturale di raccolta. Contrariamente alla tesi sostenuta dal Colarossi-