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07/10/2012
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La Riserva Naturale Regionale dei Calanchi di Atri (TE), si estende per 380 ettari, con un dislivello che va dai 106 metri del fondovalle del torrente Piomba ai 468 m. del Colle della Giustizia, e custodisce i celeberrimi "calanchi di Atri", maestose architetture naturali conosciute anche come “bolge dantesche”. Il loro aspetto suggestivo deriva da una forma di erosione dinamica, provocata dalle passate deforestazioni e favorita dai continui disseccamenti e dilavamenti che agiscono sul terreno argilloso.
I calanchi si possono osservare in molte zone collinari, ma solo nei dintorni di Atri caratterizzano così fortemente il paesaggio, tanto che nel 1995 sono diventati Riserva Naturale Regionale e nel 1999 Oasi WWF.
Lasciamo le macchine nel punto più alto (468 m.) vicino al Centro Visite e iniziamo la discesa sulla strada bianca che scende alla nostra destra (Strada Brecciara, n.1 sulla mappa). Il paesaggio è molto vario, brulle rupi calanchive, fossi, laghetti, macchie boschive, campi coltivati e rimboschimenti si alternano in continuazione, dando un colpo d’occhio affascinante.
Velocemente arriviamo nel punto più basso e ci dirigiamo fino al torrente Piomba, ci fermiamo un attimo e ritorniamo sui nostri passi per iniziare la risalita sulla strada bianca opposta a quella seguita nella discesa (Strada San Paolo, n.2 sulla mappa), la salita è piuttosto faticosa (circa 3 km ininterrotti).
Durante la salita incontriamo la Pietra di San Paolo (Sande Pàule).
La pietra è un monolite che emerge dal piano di campagna per circa un metro, simile a una colonna spezzata e diversa dalle altre del luogo, di forma fallica presenta la sommità con un incavo e un piccolo canaletto per il deflusso dei liquidi. La pietra inoltre è caratterizzata da segni di incisioni e raschiamenti superficiali per il prelievo di materiale “taumaturgico”.
La leggenda vuole che sia la stessa dove a Roma fu martirizzato S. Paolo Apostolo nel 67 d. C., ma più verosimilmente si tratta dei resti di un’ara precristiana dove viaggiatori e mercanti che percorrevano l’antica via romana Hatria–Pinna, si fermavano a riposare e a ringraziare gli Dei sacrificando animali.
Con l’avvento del Cristianesimo la pietra viene dedicata a S. Paolo di Tarso, protettore contro streghe e demoni e di nuovo la storia si confonde con la tradizione e la fede. Ancora oggi vi si recano interi gruppi famigliari che portano alla pietra i bambini affetti dal “male sinizze” (rachitismo e deperimento organico) la cui insorgenza per tradizione veniva attribuita a stregonerie e malocchi.
Riprendiamo il cammino fermandoci per fare alcune foto sul percorso fino a ritornare alle macchina, abbiamo percorso circa 9 km.
Bei posti e bella camminata.
Per maggiori informazioni su questo itinerario scrivere a: lucia@tastingabruzzo.it